Onorevoli Colleghi! - Per milioni di cittadini italiani la costruzione e l'acquisto della casa di abitazione rappresentano il sogno di una vita e il frutto di anni di sacrifici, raggiunti anche attraverso l'impegno di risorse future.
Negli ultimi decenni il livello della pressione fiscale sugli immobili è aumentato in misura tale da sopravanzare quello gravante sui settori industriale e finanziario. In particolare, il carico fiscale è aumentato del 100 per cento nell'arco del decennio 1992-2002 sulle seconde case, mentre sulle prime case, nel periodo compreso tra il 1980 e il 1998, era stato registrato un incremento addirittura superiore al 1.000 per cento.
L'imposizione sulla casa, in specie su quella di prima abitazione, è, dunque, cresciuta al punto da essere vissuta come ingiusta dalla gran parte degli italiani, che mal tollerano un prelievo così elevato su beni primari e non di lusso. La stessa Carta costituzionale, infatti, ne promuove il valore laddove tutela la proprietà privata al fine di «renderla accessibile a tutti» (articolo 42) e prevede che sia favorito l'accesso alla proprietà dell'abitazione (articolo 47).
Anche dopo la riforma del sistema fiscale nazionale, decisa dal passato Governo Berlusconi, e come d'altronde espressamente riconosciuto dalle forze del centro-destra nel corso della campagna elettorale, appare indispensabile procedere alla rivisitazione delle forme di tassazione sugli immobili, riconoscendo il diritto dei contribuenti a un'equa pretesa tributaria da parte degli enti impositori, sia nazionali sia locali, che tenga conto delle differenze